martedì 7 aprile 2015

Perché si chiama Gufo di palude? (7° puntata della serie i nomi dei rapaci notturni)

Cari amici bentornati su Owlstorytelling, passate le feste pasquali si torna alla normalità.... e quindi puntualissimo ecco la settima puntata di questo appuntamento con i nomi dei gufi.
Oggi il protagonista è uno dei miei preferiti il Gufo di palude Asio flammeus.
Del nome gufo abbiamo già detto, ma viene spontaneo chiedersi perché “di palude”?
Gufo di palude (ph. Milan Vogrin, Slovenia)
Beh, è facile immaginarlo, ma anche lasciarsi ingannare. Il gufo di palude ama le lande aperte, le brughiere, le steppe artiche ma anche ovviamente le paludi. in Italia visto il nome attribuito nel nostro Paese, (non sempre corrispondente all’estero), il gufo di palude frequenta spesso aree palustri e non a caso una delle di maggior importanza per lo svernamento è il delta del Po.
Tuttavia, ama frequentare anche incolti erbacei, prati, coltivi di foraggere e graminacee, insomma si adatta a tutti quegli habitat aperti dove prevale l’erba.
Il nome scientifico ad oggi riconosciuto è quello Asio flammeus ma nell’articolo di descrizione della specie di Erik Pontopiddan del 1763, il nome scientifico riportato è Strix flammea. L’aspetto curioso è che questo binomio scientifico è stato in seguito attribuito al barbagianni e per arrivare al nome scientifico, oggi riconosciuto, dobbiamo percorrere un lungocammino, durato poco meno di due secoli con svariati nomi scientifici poi abbandonati.  Paolo Savi pubblicò molti scritti di zoologia, fra cui tre volumi sull'ornitologia toscana, pubblicati fra il 1827 e il 1831. In “Ornitologia Toscana – tomo primo”, indicava tra gli uccelli da rapina, con il nome scientifico Strix brachyotus (Linneo) il nostro gufo di palude, definito però come Allocco di padule.
Gufo di palude in volo (ph. Luca Avanzini)
Leggendo i nomi francesi e tedeschi scopriamo che questa evoluzione nominale ha coinvolto anche altri paesi. Questa specie era chiamata “La chouette à aigrettes courtes” o “Brachiòte” in Francia (oggi è chiamato Hibou de Marais ovvero gufo di palude), mentre in Germania il nome era più affine a quello odierno (Sumpfohreule): Die Sumpf-Ohr-eule. L’anno seguente (1828) Girolamo Calvi, professore medico chirurgo nonché preparatore di zoologia, nella regia Università di Genova, compila il “Catalogo d’ornitologia di Genova”. Per identificare questo Strigide, Calvi lo indica con il nome di Strix brachiotos, chiamato comunemente Gufo stridolo, evidenziandone l’attitudine alle migrazioni in maggio e ottobre.ornitologica del tempo per mano di Maurizio Monti. Questo ornitologo lombardo attribuiva al gufo di palude il nome di Allocco di palude Strix brachyotus (Linneo). Sfogliando vecchi tabulati compilati a mano dal celeberrimo Prof. Edgardo Moltoni, custoditi al Museo di Storia Naturale di Milano, ove è conservato il maggior numero di individui di gufo di palude tassidermizzati, scopriamo che il nome del genere Asio inizia a fare la sua prima comparsa affiancato ad un nome scientifico, diverso da flammeus, quale accipitrinus (termine comparso nella descrizione di molti animali conservati nei musei tra il 1920 e il 1935). Successivamente, Moltoni nel lavoro “L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani”, pubblicato nel 1946 spiega il significato dei nomi volgari e scientifici di tutti gli uccelli italiani. Per il gufo di palude, Moltoni scriveva: [...] di palude, perché frequenta le località acquitrinose. Flammeus in latino significa color “fiamma”, per il piumaggio giallo fulvo con abbondanti striature sul petto che ricordano le fiamme.
Per qualsiasi approfondimento vi consiglio la lettura di Il gufo di palude monografia di oltre 200 pagine (dove troverete molte altre info tassonomiche), dedicata a questo misterioso gufo.
Il gufo di palude. Marco Mastrorilli & Paola Bressan, 2011. Ed.Noctua. pp.208. acquistalo subito qui
Ringrazio gli amici Milan Vogrin (Slovenia) e Luca Avanzini per le foto.
Altri riferimenti bibliografici
Calvi G., 1820. Catalogo degli uccelli di Genova.
Savi, P. (1827) Ornitologia Toscana - Tomo II. Tipografia Nistri, Pisa.
Moltoni E., 1946. L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani. Riv. Ital. Orn., Milano, 16: 33- 50; 69-92; 133-162. 

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