giovedì 26 febbraio 2015

un bar a Londra con i gufi che "intrattengono" il pubblico! assurdo firmiamo la petizione per impedire questo assurdità!



Cari amici condivido questa petizione... non lo farò spesso ma questa la sento mia, importante e da diffondere...

Un bar a Londra utilizza i gufi per attirare il pubblico e farsi pubblicità... si va in questo bar e si possono toccare i gufi, i barbagianni ecc... assurdo!
.. firmate anche voi la petizione perché non si può pensare che un gufo o un barbagianni possa essere usato in un bar per attirare il pubblico e consentire alla gente di interagire con animali che sono stati concepiti dalla natura per vivere nel silenziose della notte, dei boschi... ecc...
Provate a pensarci...tutti vorremo vedere gufi assioli e barbagianni
ma non è il bar il posto giusto per farlo!!!
spero che questo bar a Londra...  sia chiuso al più presto...! 
assurdo!
come si può pensare a usare un animale in questo modo!! 
senza nessuno scrupolo !!! Senza tenere i gufi lontano dallo stress!
grazie a chi firmerà questa petizione !! 

martedì 24 febbraio 2015

Oggi sarò ospite su RAI 3 a GEO & GEO

Cari amici dei Gufi,

Buondì... ultimi preparati ed un saluto a voi... perché sto partendo per Roma, poiché oggi (martedì 24 febbraio) sarò ospite a GEO & GEO!
Penso tra le 16.15 e le 16.40.
Comunque domani metterò su GUFOTUBE la mia partecipazione...

di che parlo?
indovinate?

Gufi e civette!

buona giornata!

domenica 22 febbraio 2015

Non tutti sanno che... alcuni rapaci notturni compiono migrazioni verticali!

In Italia, abbiamo un paio di specie che, più di altre, denotano una spiccata vocazione migratrice: l’assiolo, Otus scops, che migra alla fine dell’estate verso aree più calde e ricche di insetti tornando da noi in primavera e il gufo di palude, Asio flammeus, che predilige scendere in inverno dal nord Europa per trovare territori di caccia più favorevoli, nell’areale del Mediterraneo.
Ma forse, non tutti sanno che, esiste una forma di migrazione, meno nota ai non addetti ai lavori: la migrazione verticale.
Sui rilievi alpini ed appenninici, le condizioni climatiche e la copertura nevosa possono modificare fortemente le abitudini di caccia di alcuni predatori, tanto da indurli a compiere una migrazione verticale, ovvero uno spostamento non latitudinale, ma legato al profilo altimetrico. 
Tali scenari ambientali e climatici inducono alcuni rapaci a scendere di quota, in inverno, per cercare territori di caccia più idonei. 
Questa è la migrazione verticale compiuta da allocchi e soprattutto civette nane e capogrosso, in modo più frequente.
Civetta nana in Trentino (fotografia di Maurizio Carli)
Per spiegarvi meglio il fenomeno, vi riporto un esempio. 
Consideriamo un territorio di caccia di una coppia di allocchi, lungo l’asta fluviale di un fiume in una pianura dell’Italia settentrionale. In inverno le condizioni possono divenire anche proibitive, ma generalmente la coppia di Strigidi, rimane fedele al proprio homerange. 
Se consideriamo, al contrario, una coppia di civetta capogrosso (o di allocco) che nidifica a 1500 m slm. dobbiamo immaginare, che in inverno, specialmente se vi sono forti coperture nevose, si può assistere a numerosi episodi di individui che tendono a scendere dai loro territori in quota, per raggiungere delle aree a quote più basse, ove la neve soprattutto (e il freddo) incidono in modo minore sulla loro capacità di approvvigionamento trofico.
Questi predatori hanno una scelta, quella di scendere di quota cercando condizioni migliori, piuttosto che sfidare il clima, e per questo decidono di compiere questo movimento.
I fenomeni di migrazione verticale, presenti anche in alcuni predatori diurni (es. astore Accpiter gentilis) e in svariati Passeriformi, sono frequenti e sono stati documentati da catture e inanelllamenti nonché da avvistamenti di alcuni animali tipicamente alpini (e abituali a quote elevate) rinvenuti in boschi collinari, ai margini di aree urbane e persino in pianura. 
Il fenomeno è rilevato anche nell’allocco, ma in misura maggiore nelle civette alpine. 
E’ chiaro che per quanto riguarda gli allocchi, le eventuali migrazioni verticali, possono spostare in modo significativo (anche di un mese e mezzo) il periodo riproduttivo, abitualmente precoce.
Del resto, la coltre nevosa abbondante è ritenuta un limite severo alla caccia compiuta da diverse specie di notturni (non tutte, ad esempio l’allocco di Lapponia Strix nebulosa è specializzato a cacciare nella neve alta), anche per specie nordiche come la civetta capogrosso  Aegolius funereus e la civetta nana Glaucidium passerinum che possono andare in difficoltà.
Civetta nana, la più piccola d'Europa (fotografia di Luciano Casagranda)
Non dimentichiamo tuttavia, che le specie di cui stiamo parlando (allocchi e civette alpine) possono usufruire anche di uno strumento supplementare per superare i rigori invernali ed eventuali nevicate copiose: il surplus killing. Ovvero la loro capacità di fare provviste di arvicole, topi e uccelli nei momenti di grande disponibilità di prede. Questo fenomeno è comune nei periodo riproduttivi e nel periodo invernale più minaccioso come dimostra lo studio che citiamo ora. 
Halonen e il suo team scandinavo (trovi qui il link all’articolo), qualche anno fa, monitorando le popolazioni di civetta nana nelle foreste finlandesi, ha verificato che prima delle grandi nevicate, le civette nane, per superare le evidenti difficoltà del freddo e della coltre nevosa, preferiscono fare scorta di arvicole con una percentuale del 73% di prede accumulate nei nidi artificiali, in quel periodo rispetto alle altre stagioni. 
esempio di Surplus  Killing in un nido di Civetta capogrosso (foto User Fi)
Ma del surplus killing parleremo in un post dedicato, prossimamente. Torneremo sull’argomento.
Parlando di civette alpine, non è meno importante il fenomeno dispersivo post-riproduttivo, che porta diversi esemplari a muoversi divenendo quasi erratici, come dimostra una civetta capogrosso inanellata nella magica e splendida foresta del Cansiglio il 15 giugno 1992 e ripresa in Austria a 180 km di distanza (tanti per questa specie) il 15 settembre dello stesso anno. Parleremo presto, anche dei ritrovamenti curiosi e inusuali in Italia di civette capogrosso, continuate a seguirmi e scoprirete informazioni incredibili! 

Questo è solo il primo post, per cominciare a conoscere queste misteriose abitudini dei rapaci notturni alpini. Seguitemi, parleremo ancora di surplus killing, dispersioni giovanili, erratismi... e tanti altri misteri sui gufi e civette saranno svelati... 
Condividere le esperienze e regalarvi la mia conoscenza è lo scopo per il quale è nato OWL STORYTELLING ! Raccontare la vita segreta dei gufi. 

Come sempre vi invito a scrivermi qui, a farmi domande (inizieremo presto una rubrica fissa sulle risposte alle questioni poste da voi!!), se volete collaborare con me e con il mio team.... se avete suggerimenti, se avete foto da mandarmi per futuri post....
Diventate lettori fissi... clikkate a destra e non vi perderete nessuno post.

Un grazie sincero a Maurizio Carli e Luciano Casagranda.

Qui sotto trovate le info su alcune letture consigliate e su alcuni articoli citati: 

Mastrorilli M. & della Pietà C., 2013. Quelli della Notte Gufi e civette. Maria Grazia Bulgarini ediz. pp.176  compralo qui  (gadget gufoso in regalo a chi compra questo libro)

mercoledì 18 febbraio 2015

Perché i gufi girano la testa?

Lo sapete perché i gufi girano la testa fino a 270°?
Ma come fanno? 
...guardate questo video e lo scoprirete!!!
immagini divertenti... condividetele con i vostri amici!
GUFOTUBE Tutto quello che vorreste sapere sui gufi!

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martedì 17 febbraio 2015

Perchè si chiama civetta capogrosso? (4° puntata della serie i nomi dei rapaci notturni)

Non tutti sanno che in Italia, oltre alla civetta Athene noctua, che popola le aree urbane e la campagna, potremmo trovarci a tu per tu, anche con altre due specie prettamente alpine: la civetta capogrosso e la civetta nana (della quale parleremo in un altro post).
Oggi dedicheremo le nostre attenzioni alla civetta capogrosso Aegolius funereus, un piccolo Strigiforme alpino che popola nostre montagne in una fascia d’altitudine compresa trai 700 m e i 1500 m, sebbene nel periodo invernale, sia capace di dar luogo a fenomeni di migrazioni verticali. Ovvero alcuni di questi rapaci, si spingono verso quote più basse per trovare più facilmente delle prede a quote dove la neve non ostacola troppo le azioni di caccia. 
Civetta capogrosso (photo by Magnus Carlsson)
Ma perché si chiama civetta capogrosso?
Il nome civetta lo abbiamo già analizzato e qui trovate tutte le origini lessicali.
Il termine capogrosso è facile da intuire. Questo rapace ha una testa abbastanza grossa, quasi squadrata, rispetto al corpo. Il piumaggio inoltre, particolarmente abbondante, conferisce un aspetto ancor più massiccio e sproporzionato! 
In inglese, la civetta capogrosso è chiamata Tengmalm’s Owl, in onore di Peter Gustav Tengmalm, celebre naturalista svedese. Fu Johann Friedrich Gmelin che rinominò questo Strigide nel 1788 chiamandolo Strix tengmalmi in onore dell’ornitologo svedese, ed ancora oggi questo nome persiste, sebbene si stia diffondendo molto anche il termine Boreal Owl.
Una civetta capogrosso nella foresta (Foto di Bruno Boz)
Sulla genesi del nome latino Aegolius funereus, Edgardo Moltoni nel 1946 suggeriva due interessanti ipotesi, ma non univoche; sebbene sia certo che Aegolius derivi dal greco aigolios. 
Moltoni scriveva testualmente: […] dal greco Aigolios, nome di uccello notturno, che significa preda capre, da aìx (aigos)=capra e lèia=preda, ovvero dalla particella aìe=sempre e golèos=spelonca cioè uccello che abita le spelonche, le caverne. [...].
Meno difficoltà per comprendere l'origine di funereus, che in modo classico Moltoni ipotizza derivi dal suo canto. Sebbene il canto della civetta sia davvero flautato e ai mio giudizio uno dei più belli tra i “notturni” italiani  (clikka qui per ascoltare i canti della civetta capogrosso).
Vi aspetto, settimana prossima per la 5° puntata... 
Se avete domande, una richiesta di informazioni o se volete che siano trattati alcuni argomenti nel blog non esitate a scrivermi qui. Se volete collaborare a questo progetto di divulgazione scrivetemi, lo stesso se volete inviarmi foto o disegni di rapaci notturni (scrivete su gufotube@gmail.com)

Ringrazio Bruno Boz e Magnus Carlsson per le splendide fotografie di civetta capogrosso.

citazione bibliografica: 

Moltoni E., 1946. L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani. Riv. Ital. Orn., Milano, 16: 33- 50; 69-92; 133-162. 

lunedì 16 febbraio 2015

Alla scoperta di una nuova sottospecie: il Grande Gufo Grigio di Yosemite!

Cari amici dei gufi, non ci crederete, ma a quattro ore d’auto da Los Angeles è stata scoperta un nuova sottospecie di Allocco di Lapponia, nascosta nelle foreste di Yosemite! 
Quella che vi racconto è la storia di questa incredibile scoperta. Per cui fra qualche riga, vi inviterò a trasferirvi tutti per qualche minuto, con la fantasia, negli States, in California. 
Ma andiamo per gradi. L'Allocco di Lapponia Strix nebulosa è una specie che viene definita olartica, poiché è presente sia in Eurasia, sia in Nord America ed è proprio qui che alcuni ricercatori hanno fatto di recente un'interessante scoperta, che ho deciso di raccontarvi.
Gli americani chiamano questa rapace, il Grande Gufo Grigio, in virtù delle notevoli dimensioni (è uno dei gufi più grandi del mondo) e del colore grigio che lo rendono un vero fantasma delle foreste! 
Strix nebulosa lapponica Allocco di Lapponia (photo di Milan Vogrin) 
In nord America è presente la sottospecie nominale Strix nebulosa nebulosa, mentre in Eurasia (dalla Norvegia alla Cina e alla Mongolia) rinveniamo la sottospecie Strix nebulosa lapponica che denota dimensioni lievemente più ridotte. Questo predatore non è incluso tra le 10 specie italiane.
l’Allocco di Lapponia negli Stati Uniti è diffuso nelle foreste di conifere in moltissimi stati più settentrionali (Oregon, Idaho, Montana, Wyoming e Minnesota), ma le attenzioni rivolte in un certo comprensorio della California hanno permesso di scoprire qualcosa di inatteso. Iniziamo il nostro viaggio per lasciarsi svelare i misteri di questi Grandi Gufi Grigi.
Allocco di Lapponia (foto di Francesco Veronesi)
Nel parco di Yosemite, che si accosta alla famosa Sierra Nevada, la comunità di allocchi di Lapponia è molto esigua e le stime di popolazione sono ridotte a meno di 150 coppie e si pensa che nel Parco sia presente almeno il 65% della popolazione di questa sottospecie. 
Uno status che ha indotto lo Stato della California, ad includere questo rapace tra le specie a rischio di estinzione. 
Tra gli aspetti, che hanno incuriosito gli ornitologi americani, spicca l'isolamento di questa comunità; infatti i grandi gufi grigi che vivono in California hanno la popolazione di conspecifici più vicina, distante diverse centinaia di km direzione nord, in Oregon. 
Questa situazione d’isolamento ha generato condizioni zoogeografiche idonee per poter ipotizzare la presenza di una sottospecie nel Parco di Yosemite.
Mappa per visualizzare dove si trova Yosemite Park 
La scienza, nel corso degli ultimi anni, sta ridisegnando in modo eclatante la tassonomia, del resto autorevoli fonti hanno illustrato come i parametri morfologici, che erano usati in passato, possono indurre in errore. L'adozione delle nuove tecniche di genetica molecolare hanno permesso in tutto il mondo lo screening di nuove scoperto tassonomiche.
Grazie a queste nuove tecnologie è stato fatto uno studio (durato diversi anni) che ha permesso di identificare una nuova sottospecie di questo Strigiforme e questo è il suo nome: Strix nebulosa yosemitensis. A questo proposito è di pochi mesi fa la pubblicazione dell’articolo relativo alla descrizione di questa sottospecie (indicato nella bibliografia allegata).
Come accade di regola nei protocolli di tassonomia, è stato indicato un olotipo, ovvero l'esemplare su cui si basa la descrizione originale di una specie biologica.
Nel nostro caso si tratta di una femmina uccisa nel 2005 (individuo conservato nel Museum of Wildlife and Fish Biology at the University of California) a causa di investimento stradale su una strada all'interno del Parco di Yosemite, che poi ha ispirato il nome scientifico della sottospecie.  
from Museum of Wildlife and Fish Biology at the University of California Olotipo 
Poiché questo sfortunato soggetto è morto investito ma in buone condizioni e stato tassidermizzato (animale conservato in pelle, come nella foto allegata sopra) e si è potuto analizzare anche i resti di predazione, accertando la cattura di una lucertola alligatore settentrionale Elgoria coerulea.
La popolazione di questi Grandi gufi grigi californiani, risulta concentrata nel Parco di Yosemite nella contea di Mariposa e nei comprensori adiacenti di Fresno e Madera.
E' una sottospecie ritenuta scientificamente vulnerabile e sono state individuate le principali cause di minaccia di questa popolazione, ricordando che l'isolamento e la dimensioni ridotte della popolazione accentuano i rischi. 
La perdita dell'habitat e il degrado di alcuni ambienti legati alla pratiche agricole (pascolo e legname) sono tra le cause potenziali di rischio, al quale aggiungiamo la mortalità che deriva dal traffico veicolare, da ritenersi anch'essa, una minaccia pericolosa.
Questi problemi accentuano la necessità di tenere sotto costante monitoraggio gli Strix nebulosa yosemitensis
Yosemite Park conserva una sottospecie del Grande Gufo Grigio, che è un vero endemismo dell’area protetta, ma leggendo le annotazioni nell’articolo recentemente pubblicato, si apprende che sono in corso ricerche supplementari, che potrebbero suffragare l’esistenza di altri piccolissime comunità ancora più a sud. 
Speriamo quindi, che il nostro Strix nebulosa yosemitensis resista, e nascosto in altre foreste limitrofe, sia più comune di quanto gli ornitologi abbiano stimato sinora.
Owl storytelling ha tra i suoi scopi tenervi informati, pertanto via libera a curiosità ma anche alle news dal mondo scientifico e dei gufi. 
Seguitemi sempre e diffondete l’esistenza di questo blog 100% gufi! Clikkate qui a destra e diventate miei lettori fissi! 
Qualche lettura consigliata sull'argomento
Jepsen E., Ernest H., 2011. Winter distribution of Great Gray Owl and conservation status of the Sierra Nevada. Journal of Wildlife Management. 75



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mercoledì 11 febbraio 2015

Le civette innamorate Little Owls in love



Le civette innamorate Little Owls in love

Le civette innamorate
per scoprire il "romantico" rituale di corteggiamento tra queste fate della notte. 
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martedì 10 febbraio 2015

Perchè si chiama Allocco? (3° puntata della serie i nomi dei rapaci notturni)

Con il termine allocco, indichiamo il nome di un predatore notturno davvero splendido, eppure per alcuni di noi questo nome evoca, quasi si trattasse di un aggettivo, la stupidità di una persona. 
Questa convinzione si è talmente diffusa da trasformarsi in un luogo comune, peraltro senza alcun fondamento. 
Ma torniamo alla genesi del nome allocco, che deriva dal latino alùccus o ulucus, o ancora alùcus, secondo alcune fonti è stato ispirato dalla sua tendenza a rifuggire i posatoi esposti alla luce; non è un caso che si tratti di uno degli Strigiformi dalle abitudini più notturne!
Stupendo scatto di allocco in volo (fotografia di Carmelo Milluzzo)
In questo orientamento, la traduzione del suo nome latino deriva dall’uso della lettera (a) come alfa privativo, usata in termini di negazione e lux = luce (cit. Moltoni, 1946), ovvero animale che rifugge la luce. 
Il nome scientifico dell’allocco è Strix aluco e anche il binomio latino della classificazione, merita un approfondimento. 
Strix proviene dal greco strix o strigx= specie di gufo con una voce stridula. Di aluco abbiamo detto precedentemente. 
Ma perché l’allocco è considerato stupido? 
Vi svelo una piccola anticipazione, in attesa di un post speciale sui luoghi comuni dei gufi.
Se vi capitasse di tenere tra le mani un allocco, resterete sorpresi dai suoi due occhi scuri, quasi neri, che sono molto sensibili alla luce. 
Nell’occasioni in cui è posato in zone esposte al sole, l’allocco pare almeno inizialmente disorientato e il suo sguardo in passato, era ritenuto un po’ attonito, quasi intontito. 
Da qui è stato facile attribuire il nome di allocco a tutti coloro, che pur essendo esseri umani, mostrano poca intelligenza o semplicemente uno sguardo stranito e un po’ stupito. 
Un’altra versione e fonte di pensiero, attribuisce e correla la presunta stupidità dell’allocco alla sua forte aggressività, che lo induce a rispondere a qualsiasi richiamo di un altro conspecifico (un altro allocco competitore per una femmina o uno spazio) o addirittura di una persona che ne imita il richiamo. 
Ricordiamoci che se lanciamo un richiamo della sua specie, l’allocco risponde con un’aggressività vocale sorprendente!
Questo comportamento dell’allocco, che si manifesta con i suoi vocalizzi in risposta ad altri canti, è stato giudicato in passato dalla gente come una reazione “stupida”. 
Per questo si diceva sei stupido come un allocco, inteso come una persona che “abbocca” facilmente ad un tranello, in questo caso ricordando il rapace che reagiva ad un richiamo imitato. 
In realtà, come potrete immaginare, la reazione vocale aggressiva di questo rapace, indica un comportamento tutt’altro che stupido. 
un allocco, con morfismo di colore del piumaggio rosso, posato su un cartello della regione Sicilia (ph. Carmelo Milluzzo)
Se potessimo, con una licenza interpretativa, attribuire a questo Strigiforme una “grande forza e personalità”, potremmo cominciare a pensare che di riflesso, essere soprannominati “allocchi”, potrebbe rivelarsi positivo, perché questo animale è tutt’altro che stupido! 
In fin dei conti, l’allocco canta per difendere la sua compagna, i suoi piccoli e il suo territorio; non siete convinti che ognuno di noi si comporterebbe come un allocco, per proteggere i suoi diritti? 

Allora forse siamo tutti allocchi! 

Se avete domande, una richiesta di informazioni o se volete che siano trattati alcuni argomenti nel blog non esitate a scrivermi qui. Se volete collaborare a questo progetto di divulgazione scrivetemi, lo stesso se volete inviarmi foto o disegni di rapaci notturni (scrivete su gufotube@gmail.com )
Ringrazio Carmelo Milluzzo per le splendide fotografie di allocco riprese in ambienti siciliani che ci concede per i lettori d questo blog. 
citazione bibliografica: 
Moltoni E., 1946. L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani. Riv. Ital. Orn., Milano, 16: 33- 50; 69-92; 133-162. 



Grande successo al Museo di Storia Naturale di Milano per Gatti e gufi!


Ieri sera ho presentato il mio ultimo libro gatti e gufi al Museo di Storia Naturale di Milano con una conferenza che ha trattato la convergenza evolutiva tra questi due animali, ma accomunati da molte affinità. 
Lo sapevate che i gufi hanno le vibrisse come i gatti? Che entrambi hanno artigli ricurvi? E secondo voi di notte che vede meglio i gufi o i gatti? Lo sapete che gufi, gatti, squali e pinguini hanno un effetto mimetico chiamato contrombreggiatura? Queste curiosità e molti altri aspetti segreti sono presenti in questo libro ed anticipati nella conferenza di ieri sera.
La dedica a numerosi venduti dopo la conferenza, ahimè si diventa vecchi compaiono gli occhiali! (ph. Giulia Tebaldi)
Presentazione Gatti e Gufi al Museo proiezione all'inizio (ph Giulia Tebaldi)
Raccontare delle somiglianze tra animali diversi, frutto di un evoluzione genetica durata milioni di anni, mi ha divertito, anche perché ho rivelato alcuni segreti etologici che hanno permesso ai gatti e ai rapaci notturni di trovare un adattamento perfetto negli ambienti in cui vivono. 
La risposta del pubblico è stata piacevole, almeno una ottantina di persone erano presenti, molto attente e interessate hanno ascoltato la conferenza, un successo piacevolissimo anche perché tra questi vi erano anche amici che non vedevo da tempo! 
Antonio e Marco mente parlano con il pubblico (ph. Giulia Tebaldi)
il pubblico nell'Aula Magna del Museo di Milano dopo la conferenza di Marco (ph. G.Tebaldi)
Un grazie ad Antonio Peruz e agli amici del Gruppo Ornitologico Lombardo per l’invito a realizzare questa conferenza e per la loro sempre puntuale organizzazione.
Un saluto speciale a Marco e Fabio, Claudio e Francesco e Giulia per le foto. E' sempre bello fare conferenze in questo Museo che visitavo da bambino con mio padre. Ora da "grande" ci vengo a raccontare storie di gufi .. di gatti.
il libro GATTI E GUFI  128 pagine da leggere tutte d'un fiato! (ph. Giulia Tebaldi)
Chi fosse interessato a proporre questa conferenza, sul libro Gatti e Gufi e sulle curiosità annesse, nel vostro comune, associazione, circolo letterario o altro mi scriva qui.  


sabato 7 febbraio 2015

Perchè la civetta ama cantare al crepuscolo?


Quante volte associamo ad un animale una serie di luoghi comuni, convinzioni o presunte verità che poi risultano poco reali? 
Le civette sono un esempio eclatante: annoverate tra i predatori della notte, scopriremo in questo blog (nei vari post che inserirò...) che poi queste  fate alate... tanto notturne non lo sono!
Il comportamento e la potenziale attività diurna di una civetta Athene noctua è correlata con le stagioni, gli ambienti, la latitudine e le condizioni meteorologiche. 
Rispetto ad altri predatori notturni, la civetta ha l’abitudine di muoversi, di riposarsi e persino di alimentarsi anche in pieno giorno, rendendosi visibile agli occhi, talvolta increduli, di molti neofiti naturalisti.
Chi conosce le civette, è consapevole che questi piccoli predatori cercano di sfruttare in modo ottimale l’ecosistema che hanno colonizzato e, se vi sono buone risorse trofiche o devono sostenere la propria nidiata, non si esimono dal muovere autentiche battute di caccia anche in pieno giorno e al crepuscolo. 
Una civetta arrabbiata (foto di Claudio Crespi)
In quello che gli ornitologi amano definire il display di corteggiamento, le civette nascondono un segreto etologico che è stato svelato nelle pagine della rivista Behavioural Ecology and Sociobiology e che apre uno scenario di anche non esclusivamente legato all’oscurità notturna. 
Durante l’estate tutti noi avremo ascoltato, almeno una volta, il canto di una civetta (clikka qui per ascoltare il canto della civetta). Questo rilievo nasce dal fatto, che specie nel periodo estivo, le nostre finestre, per rinfrescarci, restano aperte anche di notte, perché frequentiamo maggiormente i luoghi all’aperto (rispetto all’inverno) e quindi siamo portati a credere che questa specie sia più vocifera in questo periodo. 
La verità è che in estate, specie da luglio a settembre agli adulti presenti si aggiungono molte giovani civette che hanno un’attività vocale molto intensa. 
Alcuni ricercatori francesi, tuttavia, non si sono fermati alle apparenze ed hanno cercato di far luce sul misterioso ed esteso vocalizzo di questi piccoli strigidi. 
Già svariati anni fa, l’ornitologo tedesco Klaus Michael Exo, rimase tanto affascinato dalle vocalizzazioni delle civette da studiarle in modo approfondito, portando alla luce aspetti inediti.
Exo in un articolo pubblicato dal Journal of Ornithology, pose grande attenzione allo studio dei versi delle civette e definì un’eclatante variabilità di vocalizzi tanto che con una visione zoo-antropomorfica, potremmo definire tale programma vocale quasi sinfonico!
Pensate che alle 22 note di base (alcune condivise tra maschi e femmine), grazie alle combinazioni, la civetta riesce ad ottenere un inventario di ben 40 segnali acustici che la contraddistinguono come la specie più poliglotta, tra i rapaci notturni europei. 
Civetta tra le rocce in Sardegna (foto di Claudio Crespi)
L’ornitologo tedesco ha scoperto che il maschio emette un ripetuto e squillante Guck, il suo canto territoriale più frequente e usato, con un alternanza di strofe intervallato da pause, che solitamente variano da 3 a 5 versi per volta.
Ma veniamo alla novità: il team di ornitologi francesi ha scoperto che i maschi cantori utilizzano la loro “voce” per conquistare le compagne (fin qui niente di nuovo); ma esiste un momento della giornata durante il quale si assiste ad un intensificazione di questi tweet amorosi: una sorta di serenata-concerto per Lady Civetta!
Hardouin e i suoi collaboratori, che hanno lavorato sotto l’egida del Centre d’Etudes Biologiques de Chizé, hanno cercato di capire se le civette hanno un momento della giornata durante il quale il loro canto può avere un significato sociale più definito e non limitato ai canti di allarme. 
I risultati sono davvero sorprendenti, ma non per chi crede che la comunicazione tra gli animali esista, sebbene basata su un linguaggio intricato e quasi totalmente inesplorato! 
Civetta e il mare sardo (foto di Claudio Crespi)
I rapaci notturni comunicano questo è certo, ma questo campo di ricerca è davvero vergine perché scoprire cosa dicono i gufi e come lo fanno è davvero difficile scoprirlo.
L’abitudine di cantare all’alba è una caratteristica etologica nota in molti piccoli uccelli (Passeriformi) in virtù della comprovata consuetudine che delinea nei vocalizzi emessi all’alba, lo strumento che sancisce le gerarchie sociali e di coppia e definisce le qualità dei maschi e dei loro potenziali rivali. 
scambio di sguardi (foto di Claudio Crespi)
I civettologi francesi hanno cercato di capire se questo aspetto etologico si riproponga anche per questi predatori notturni, ma da quanto è emerso ci sono alcune differenze interessanti.
Gli autori della ricerca hanno ipotizzato che cantare al crepuscolo per un maschio di civetta possa essere un modo utile per esternare un buono stato di forma; poiché tale momento della giornata si pone prima delle battute di caccia, si può presupporre che un canto crepuscolare sia un segnale onesto, di buona fitness ed efficace capacità di cattura delle prede. 
Se la civetta fosse debole e denutrita avrebbe meno forza per cantare al crepuscolo, questo contrasto è sufficiente agli etologi per definire il canto corale crepuscolare come un segnale onesto
Cioè la femmina è consapevole che trovare un maschio con una forte propensione al canto crepuscolare è probabile che sia un individuo forte, capace di cacciare in modo sostenuto quando se concederà avrà la nidiata da accudire. 
Parleremo di questi tipi di segnali in campo etologico in modo più approfondito in altri post.
Il risultato emerso dalla ricerca dimostra che le civette, al contrario dei Passeriformi, scelgono il crepuscolo, ovvero il momento prima del tramonto, come periodo topico per esibirsi in un concerto con il quale attirare le attenzioni delle loro future partner. 
Quindi per le civette, che spesso sentiamo cantare all’imbrunire, quel momento si trasforma nel loro magic moment per conquistare le femmine. 

Se avete domande, chiarimenti da chiedere o volete collaborare con me su progetti e ricerche sul campo non esitate a scrivermi qui.
Settimana prossima seguite GUFOTUBE perchè in occasione di san Valentino lancerò un video molto bello e spettacolare sul rituale di corteggiamento delle civette... dal testo al video.. iscriviti a Gufotube.
Ringrazio Claudio Crespi per le fotografie che vedete i questo post, uno degli amici con i quali ho condiviso tante, tantissime esperienze e avventure con gufi e civette. 

Qualche lettura consigliata:
Mastrorilli M., 2005. La civetta in Italia. Araspix ed. pp.98
Mastrorilli M. & della Pietà C., 2013. Quelli della Notte Gufi e civette. Maria Grazia Bulgarini ediz. pp.176  compralo qui (gadget gufoso in regalo a chi compra questo libro)
Exo KM (1984) Die akustische unterscheidung von steinkauzmännchen und -weibchen (Athene noctua). J Ornithol 125:94–97 
Exo KM, Scherzinger W (1989) Voice and inventory of call-notes of the Little owl (Athene noctua): description, context and habitat adaptation. Ecol Birds 11:149–187
Hardouin L., Dominique R., Bretagnolle V., 2008. A dusk chorus effect in a nocturnal bird: support for mate and rival assessment functions. Behavioral Ecology and Sociobiology. Volume 62 (12):1909-1918

SOS Gufi e Civette- La Scatola 1° puntata

Un nuovo video su GUFOTUBE.... una nuova rubrica SOS Gufo e Civette

per sapere cosa fare quando troviamo un gufo o una civetta in difficoltà... questa è la prima puntata...

iscriviti a GUFUTUBE








giovedì 5 febbraio 2015

Premio speciale e inserimento nella World Owl Hall of Fame: un’emozione grande!


Quando oltre 25 anni fa, iniziai ad appassionarmi al mondo dei rapaci notturni, intrapresi un percorso di studio e ricerca che non si è mai interrotto. Ho letto migliaia di articoli ma anche decine e decine di libri, ho compiuto centinaia di uscite notturne in tutta Italia per capire l’ecologia dei gufi, ho scritto libri, reportage e, come avviene per ognuno di noi, mi ero creato alcuni miti, figure alle quali aspiravo un giorno di poter assomigliare.

Un gufo comune liberato al 3 Festival dei Gufi (foto di Riccardo Trevisani)
Per questo motivo fui conquistato da alcuni grandi ornitologi come Heimo Mikkola (io sono cresciuto consumando le pagine del suo mitico libro Owls of Europe), Denver Holt (il più grande esperto al mondo di gufi delle nevi), Richard Clack (un ornitologo americano del quale avevo studiato per anni un libro di 100 pagine sul gufo di palude), James Duncan (grande esperto di gufi nordamericani), Claus Konig (suo il fantastico libro Owls of the world), Colin Shawyer (suo fu il mio primo libro sul barbagianni), David Johnson (direttore del Global Owl Project, l’unico organismo internazionale che studia i gufi a rischio di estinzione nel mondo)... 
Marco intervista Heimo Mikkola (foto di Nicola Lodigiani)
Beh tutti questi miei idoli sono stati insigniti di premi speciali necessari per entrare nella World Owl Hall of Fame, per uno studioso dei gufi è l’equivalente dell’Oscar cinematografico: un premio annuale assegnato da una giuria composta da grandi esperti mondiali di gufi di nazioni diverse. 
Scorrere un simile albo d’oro è emozionante, perché parliamo davvero del Gotha dell’Ornitologia a tema gufo nel mondo. 

E’ stata una grande emozione scoprire che da quest’anno, 2015, in questa World Owl Hall of Fame sono stato inserito anch’io! 

Riceverò un premio speciale e andrò di persona in America a ritirarlo, ospite del International Owl Center e del Global Owl Project. Sabato 7 marzo riceverò il premio, durante il 13° Annual International Festival of Owls a Houston in Minnesota!!!  



Insieme a me riceverà il premio Carl Marti, un altro mito che da oltre 50 anni studia i gufi e il barbagianni in particolare.
E poi Bob e Sam Fox e Greg Clarck che riescono ogni anno a coinvolgere oltre 35 mila persone con progetti divulgativi legati al loro centro di recupero in Arizona ove al centro di questi studi troviamo la splendida civetta delle tane. 
Carl Marti
Bob e Sam Fox e Greg Clark 
Credo che questo premio cambierà ed ha già cambiato la mia vita, perché i due grandi progetti di divulgazione per il pubblico (gufotube e questo speciale blog) sono nati proprio perché ho sentito l’esigenza di regalare al pubblico la mia esperienza, condividendola con tutti voi.
L’auspicio ovviamente è che questo sforzo possa tornare utile ai gufi che vivono in natura, poichè io credo nella divulgazione come miglior strumento di salvaguardia mondo per salvare i gufi.
Un ringraziamento a tutti coloro che in questi anni mi hanno aiutato a realizzare questo sogno.
Un grazie a Karla e Hein Bloem che mi hanno stimolato molto per la candidatura.

Uno speciale grazie a Stefania Montanino, la mia compagna, che da quando è entrata nella mia vita ha davvero cambiato l’impulso e la qualità del mio lavoro e del mio modo di essere.
Marco nascosto nel Gufone, Karla, Hein, Stefania e la mia socia Alice (un grande grazie anche a lei!) 
Stefania e Marco 

L’inserimento nella Hall of Fame dei gufi a livello mondiale è per me una gioia indescrivibile.
Voglio considerarlo un nuovo punto di partenza e per questo motivo, Owl storytelling e Gufotube, sono un nuovo grande stimolo per fare ancora di più per questi animali, che amo davvero tantissimo e che ormai sono parte della mia vita. 

Ovviamente la mia partecipazione al 13 th Festival of Owls in America mi permetterà di portarvi resoconti, video speciali, interviste per Owl Storytelling e Gufotube!!