domenica 25 gennaio 2015


Jurassic Boscone a Mesola tra cervi, allocchi, porcini e una nota thrilling

Venerdì 5 dicembre 2014 

Mi trovo a Mesola per un evento speciale che mi vede protagonista in varie attività organizzate dalla società Aqua, che da anni opera nel Delta del Po: la presentazione del mio ultimo libro “Gatti e Gufi”, di una mostra sulle civette, il tutto corredato da un’escursione diurna e una notturna alla scoperta di questi fantastici animali selvatici.


Castello di Mesola, ove ho tenuto conferenze, lezioni alle scolaresche e la mostra sulla civetta 

Proprio in previsione dell’escursione guidata, prevista per il giorno seguente e destinata al pubblico, abbiamo deciso di organizzare un sopralluogo, per verificare l’efficacia del percorso prescelto.
Ad accompagnarmi in questa avventura sono Irene e Valentina di Aqua, che negli anni scorsi hanno organizzato meeting, workshop, conferenze a Comacchio, Taglio di Po, Porto Tolle e in altri splendidi posti del Delta, nei quali ero il relatore.
Al mio fianco Chiara Guadagnini, cara amica, che in questo lungo weekend mi fa da preziosa assistente e fotografa.
Partiamo da Santa Giustina per una meta davvero mitica: il Boscone della Mesola; si tratta di una riserva naturale di dimensioni enormi se pensate che raggiunge gli 835 ettari!
Per darvi un’idea della grandezza, questa autentica foresta, situata a pochi passi dal mare è grande come 1400 campi da calcio! 
E’ curioso poiché si trova a poca distanza dal litorale, ma una volta tanto l’uomo ha mostrato come sia possibile compiere un mezzo miracolo, riuscendo a conservare quasi integralmente un bosco che oggi è riserva speciale, capace di tutelare in particolare il cervo che conta oltre 250 individui. 
Un modello unico per l’intera costa che si affaccia sull’Adriatico.

 
dove si trova Mesola

Marco durante una conferenza al Castello di Mesola

Questa riserva, tuttavia, è aperta al pubblico solo per un decimo della sua estensione e la restante parte è visitabile solo se accompagnati dal corpo forestale.
Ed è proprio nel cuore di questo scrigno, che ci apprestiamo ad entrare; raggiunto l’ingresso facciamo conoscenza con Mauro, che lavora da oltre un decennio qui nel Boscone. Mauro è una guardia forestale, uno di quegli uomini che vivono completamente immersi nella natura.
Scesi dall’auto e nei pressi della stazione della forestale, Mauro ci informa che il terreno è molto fangoso ed è per questo che, dopo un mini briefing, si decide di fare l’escursione optando per l’uso del furgone della riserva, alternato da brevi percorsi a piedi, ove lanceremo i richiami. Lo scopo ufficiale della serata è di verificare la presenza di allocchi, anche se in realtà, quest’area, è risaputo sia ricca di questi rapaci e quindi è solo un pretesto per passare una serata che, malgrado le avversità metereologiche, appare già come una notte magica.
Saliamo quindi tutti sul furgone militare della forestale, mentre Mauro si appresta a raccontarci qualche segreto della riserva. Intanto che scende per aprire i cancelli, io vivo la sensazione quasi di déjà vu cinematografico, ovvero lo scorrere dello storyboard di Jurassic Parc passa velocemente davanti ai miei occhi come se stessimo entrando nello scenario fantastico di quella vecchia pellicola, anche se ancora non sappiamo cosa vedremo e chi incontreremo. Forse non ci saranno i Tirannosauri, ma sono convinto che in un posto ove la natura è libera di esprimere la sua forza, gli animali saranno sicuramente riusciti a riprendersi i propri spazi.
Le buche nel primo tratto sono numerose; raggiunta una curva scendiamo dal mezzo; nemmeno il tempo di selezionare la traccia del canto per stimolarne la territorialità, quando minaccioso, forte e squillante arriva il primo grido nella notte: è un maschio di allocco.
Un canto spontaneo che lascia ben sperare. Mentre ci crogioliamo e mi preparo per lanciare il primo richiamo, sentiamo un altro maschio molto lontano, probabilmente si trova    oltre 500 metri. 
A questo punto, nonostante anni di uscite notturne ed esperienza super collaudata, quasi trepidante lancio il primo richiamo, come se fosse la mia prima volta. Gli allocchi, che sembravano pronti a scaldarsi, si zittiscono di colpo, mentre ironicamente Mauro ribadisce: “temo che il richiamo li abbia spaventati”, ma basta attendere una manciata di secondi e il concerto di allocchi comincia a pieno ritmo. Uno spettacolo! Si tratta di almeno 4 maschi di allocco, con grande gaudio delle dame di Aqua (Irene e Valentina) oltre al resto del team.


Allocco  foto di di Chiara Guadagnini

Trattandosi del primo post di questo blog, vi spiego brevemente i segreti del playback, per chi ancora non lo conosce. Con questa pratica è possibile contattare rapaci notturni solitamente elusivi. E’ una tecnica di ricerca, di cui parlerò più diffusamente in un altro post, che deve essere usata in modo appropriato e con le dovute conoscenze tecniche, al fine di non correre il rischio di disturbare la fauna in modo eccessivo.
Lanciando il richiamo di un allocco, abbiamo la possibilità di ascoltare i canti di alcuni individui conspecifici, che si manifestano usando particolari vocalizzi per difendere il proprio homerange dagli intrusi e io per questa sera, con l’uso del playback sarò considerato da loro un “ vero” allocco.
E’ venuto il momento di spostarci. Servirebbe un mezzo anfibio, visto che le gomme affondano in pozze fangose gradevoli solo ai rospi, ma l’inerzia del terreno semipalustre non ci ferma. Raggiungiamo una radura, dove la luna piena pare far capolino tra le nubi per rischiarare la nottata e regalarci una visione incantevole: decine e decine di cervi che per nulla impauriti dalla presenza del nostro furgone continuano a brucare tranquilli, spostandosi solo all’ultimo minuto per cederci il passo. Magia pura! 
Ancora pochi metri e ci fermiamo nuovamente per scendere dal mezzo.
Con gli scarponi imbrattati da questa poltiglia fangosa, nel buio avvolgente della notte, raggiungiamo il centro della radura, pronti per dar vita ad un nuovo concerto live. Pochi secondi di richiami e ancora una volta gli allocchi rispondono con forza e autorità. Qui ne troviamo almeno 3 e per un attimo si ode anche una civetta, dal centro della radura. I maschi di allocchi con forza, riprendono subito il sopravvento. Ci stiamo prendendo tutti molto gusto, dimenticando così il clima, non certo invitante.


Marco lancia i richiami per stimolare le risposte degli allocchi nel Boscone della Mesola
 (foto di C. Guadagnini)

A questo punto Mauro ci propone di andare a vedere un’altra radura, mentre il nostro entusiasmo sale alle stelle. Dopo qualche tratto a bordo del Ducato, nel mezzo dell’oscuro manto forestale si apre una radura con un’altra visione inimmaginabile: decine e decine di cervi si lasciano avvicinare lasciandoci increduli e sbigottiti! Una femmina di cervo addirittura non accenna a spostarsi, nonostante il suo sguardo si incroci con i fastidiosi fanali del ducato. A questo punto, per farla spostare, Mauro tocca appena l’acceleratore, quel tanto che basta per far rombare il motore del furgone, che fino ad ora era stato quasi impercettibile, data la velocità prossima allo zero. Con grande flemma la femmina, per nulla spaventata, ci lancia un ultimo sguardo e si sposta sorniona come se niente fosse accaduto. Incredibile e meraviglioso è il rispetto che sentiamo di avere per questi esemplari così preziosi per l’umanità, come tutti gli animali del resto.
Nel frattempo, mentre i fari del ducato militare illuminano stancamente radure e tracciati sterrati, mi rendo conto di una cosa davvero curiosa e forse mai provata: scorgiamo tutto attorno a noi il terreno completamente ricoperto da funghi, porcini e mazze di tamburo davvero gigantesche. Credetemi: mai visti funghi così grandi e così numerosi! Sembra davvero di ripercorrere le orme del celebre dottor Jan Malcolm nel mondo perduto di Jurassic Park.
Appena accenno questo dettaglio, Mauro sorride e mi dice: “beh… questo inverno il clima caldo e clemente, assieme a una gran piovosità hanno di fatto prodotto una crescita notevole di funghi, anche se siamo a dicembre.”
Alla faccia della crescita notevole… siamo di fronte ad un vero e proprio regno delle spore giganti! 
Ancora qualche minuto di rimbalzi sul fondo sconnesso e raggiungiamo una vasta prateria, dove, visto i precedenti, mi aspetto un altro grande exploit di allocchi.  A stupirci però, qualche minuto dopo, non saranno l’indomito coraggio e l’aggressività degli allocchi, quanto un’emozione inattesa e densa di tensione.
Mentre gli scarponi affondano nuovamente nel fango, prendiamo posizione ed io lancio il primo richiamo, per stimolare gli allocchi a rispondere in pieno owl playback style
Quando il mio sguardo incrocia qualcosa di strano. 
Siamo nella riserva da oltre 40 minuti e pare davvero di essere nel mondo perduto del Grande schermo, poiché le uniche presenze umane siamo noi e nel cuore di questa foresta prevale il solo chiarore magico della luna parzialmente liberata dalle nubi. 
Ma ecco d’improvviso la serata assume un risvolto da vero thriller: due piccole lucine al led si muovono nell’oscurità del bosco.  
Qualcosa non quadra.
Mi volto di scatto verso Mauro, notando subito che, il suo atteggiamento da gioviale e spensierato, si trasforma in guardingo e preoccupato. La sua voce, perentoria quanto la sua disamina, ci sussurra con autorità: “Sono bracconieri! è meglio che saliate sul furgone”. Mentre le ragazze salgono per prime sul Ducato, gli chiedo di spiegarmi meglio di che si tratta. Mauro sottovoce mi confida che potrebbero essere, quasi sicuramente, dei bracconieri e per la nostra incolumità è meglio salire sul mezzo per spostarsi.
Una volta saliti ci spiega cosa intende fare: non vuole metterci in alcun modo in pericolo, ma nel contempo ha intenzione di disturbarli per invitarli ad allontanarsi. Quindi con il ducato verde mimetico, percorriamo un paio di stradine ancor più piccole e accidentate e girando intorno ai bracconieri, che in men che non si dica, si inabissano nella selva oscura. A questo punto Mauro ci spiega meglio a cosa abbiamo assistito.
Le probabilità sono due: o si tratta di fungaioli che tentano di approfittare del paradiso terrestre di funghi, o peggio ancora veri bracconieri armati, che tentano di cacciare di frodo qualche cervo. Ci racconta anche dei poveri cervi che alcune volte vengono abbattuti, ne vengono tagliati i pezzi di carne più pregiati e lasciate le carcasse a terra.
La versione del fungaiolo è la più probabile e quella che tra i due mali ci auspichiamo, guardandoci l’un l’altro con tristezza immensa.
Non avevo mai toccato da vicino le difficoltà e i rischi di coloro che compiono questo lavoro per salvare il patrimonio naturale italiano dai soliti autentici imbecilli. 
Il boscone della Mesola è infatti un’area visitabile solo previa richiesta scritta al comando della forestale e ogni persona all’interno del parco senza autorizzazione è perseguibile legalmente, figuriamoci se tentano di portar via funghi o cervi!
La serata si conclude con avvistamenti di altri cervi e allocchi che accompagnano la nostra uscita, anche se la magia di questa meravigliosa escursione è stata spezzata dall’idiozia umana.
Una notte che ricorderò più di altre...gli allocchi erano tanti e ascoltarli, con tutte le loro declinazioni vocali, è stato emozionante, ma mai avrei pensato di vivere una serata thrilling a metà tra Jurassic e Gorky Park! 
Sono certo, che l’indomani, il gruppo che accompagnerò come guida in questo paradiso, avrà la possibilità di vivere un’emozione intensa, sperando di non incappare di nuovo nei soliti ignoti idioti!
Alla prossima ... se avete domande e commenti sono sempre graditi e se mi scrivete sarà un piacere rispondervi! scrivetemi qui 

le foto sono di Chiara Guadagnini 




2 commenti:

  1. Bella cronaca Marco! Leggendola vi ho invidiati...

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  2. Grazie Cecilia... da quest'anno mi dedicherò a far questo raccontare la vita dei gufi! l'ho sempre fatto... ma stavolta userò nuovi formati comunicativi...per diffondere al meglio il mio messaggio di grande passione e amore per questi animali

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