In Italia, abbiamo un paio di specie che, più di altre, denotano una spiccata vocazione migratrice: l’assiolo, Otus scops, che migra alla fine dell’estate verso aree più calde e ricche di insetti tornando da noi in primavera e il gufo di palude, Asio flammeus, che predilige scendere in inverno dal nord Europa per trovare territori di caccia più favorevoli, nell’areale del Mediterraneo.
Ma forse, non tutti sanno che, esiste una forma di migrazione, meno nota ai non addetti ai lavori: la migrazione verticale.
Sui rilievi alpini ed appenninici, le condizioni climatiche e la copertura nevosa possono modificare fortemente le abitudini di caccia di alcuni predatori, tanto da indurli a compiere una migrazione verticale, ovvero uno spostamento non latitudinale, ma legato al profilo altimetrico.
Tali scenari ambientali e climatici inducono alcuni rapaci a scendere di quota, in inverno, per cercare territori di caccia più idonei.
Questa è la migrazione verticale compiuta da allocchi e soprattutto civette nane e capogrosso, in modo più frequente.
Civetta nana in Trentino (fotografia di Maurizio Carli) |
Per spiegarvi meglio il fenomeno, vi riporto un esempio.
Consideriamo un territorio di caccia di una coppia di allocchi, lungo l’asta fluviale di un fiume in una pianura dell’Italia settentrionale. In inverno le condizioni possono divenire anche proibitive, ma generalmente la coppia di Strigidi, rimane fedele al proprio homerange.
Se consideriamo, al contrario, una coppia di civetta capogrosso (o di allocco) che nidifica a 1500 m slm. dobbiamo immaginare, che in inverno, specialmente se vi sono forti coperture nevose, si può assistere a numerosi episodi di individui che tendono a scendere dai loro territori in quota, per raggiungere delle aree a quote più basse, ove la neve soprattutto (e il freddo) incidono in modo minore sulla loro capacità di approvvigionamento trofico.
Questi predatori hanno una scelta, quella di scendere di quota cercando condizioni migliori, piuttosto che sfidare il clima, e per questo decidono di compiere questo movimento.
I fenomeni di migrazione verticale, presenti anche in alcuni predatori diurni (es. astore Accpiter gentilis) e in svariati Passeriformi, sono frequenti e sono stati documentati da catture e inanelllamenti nonché da avvistamenti di alcuni animali tipicamente alpini (e abituali a quote elevate) rinvenuti in boschi collinari, ai margini di aree urbane e persino in pianura.
Il fenomeno è rilevato anche nell’allocco, ma in misura maggiore nelle civette alpine.
E’ chiaro che per quanto riguarda gli allocchi, le eventuali migrazioni verticali, possono spostare in modo significativo (anche di un mese e mezzo) il periodo riproduttivo, abitualmente precoce.
Del resto, la coltre nevosa abbondante è ritenuta un limite severo alla caccia compiuta da diverse specie di notturni (non tutte, ad esempio l’allocco di Lapponia Strix nebulosa è specializzato a cacciare nella neve alta), anche per specie nordiche come la civetta capogrosso Aegolius funereus e la civetta nana Glaucidium passerinum che possono andare in difficoltà.
Civetta nana, la più piccola d'Europa (fotografia di Luciano Casagranda) |
Non dimentichiamo tuttavia, che le specie di cui stiamo parlando (allocchi e civette alpine) possono usufruire anche di uno strumento supplementare per superare i rigori invernali ed eventuali nevicate copiose: il surplus killing. Ovvero la loro capacità di fare provviste di arvicole, topi e uccelli nei momenti di grande disponibilità di prede. Questo fenomeno è comune nei periodo riproduttivi e nel periodo invernale più minaccioso come dimostra lo studio che citiamo ora.
Halonen e il suo team scandinavo (trovi qui il link all’articolo), qualche anno fa, monitorando le popolazioni di civetta nana nelle foreste finlandesi, ha verificato che prima delle grandi nevicate, le civette nane, per superare le evidenti difficoltà del freddo e della coltre nevosa, preferiscono fare scorta di arvicole con una percentuale del 73% di prede accumulate nei nidi artificiali, in quel periodo rispetto alle altre stagioni.
esempio di Surplus Killing in un nido di Civetta capogrosso (foto User Fi) |
Ma del surplus killing parleremo in un post dedicato, prossimamente. Torneremo sull’argomento.
Parlando di civette alpine, non è meno importante il fenomeno dispersivo post-riproduttivo, che porta diversi esemplari a muoversi divenendo quasi erratici, come dimostra una civetta capogrosso inanellata nella magica e splendida foresta del Cansiglio il 15 giugno 1992 e ripresa in Austria a 180 km di distanza (tanti per questa specie) il 15 settembre dello stesso anno. Parleremo presto, anche dei ritrovamenti curiosi e inusuali in Italia di civette capogrosso, continuate a seguirmi e scoprirete informazioni incredibili!
Questo è solo il primo post, per cominciare a conoscere queste misteriose abitudini dei rapaci notturni alpini. Seguitemi, parleremo ancora di surplus killing, dispersioni giovanili, erratismi... e tanti altri misteri sui gufi e civette saranno svelati...
Condividere le esperienze e regalarvi la mia conoscenza è lo scopo per il quale è nato OWL STORYTELLING ! Raccontare la vita segreta dei gufi.
Come sempre vi invito a scrivermi qui, a farmi domande (inizieremo presto una rubrica fissa sulle risposte alle questioni poste da voi!!), se volete collaborare con me e con il mio team.... se avete suggerimenti, se avete foto da mandarmi per futuri post....
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Un grazie sincero a Maurizio Carli e Luciano Casagranda.
Qui sotto trovate le info su alcune letture consigliate e su alcuni articoli citati:
Mastrorilli M. & della Pietà C., 2013. Quelli della Notte Gufi e civette. Maria Grazia Bulgarini ediz. pp.176 compralo qui (gadget gufoso in regalo a chi compra questo libro)
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