Uno dei rapaci notturni più affascinanti è senza ombra di dubbio il gufo delle nevi, un super predatore per dimensioni ed abilità, unico per il colore bianco e la capacità di adattarsi ad un clima che sembra impossibile e per molto tempo si è pensato che il colore del piumaggio, bianco, fosse un arma letale e fondamentale per sopravvivere in una terra coperta di ghiacci come il circolo polare artico.
Il gufo delle nevi in caccia ph. Costina |
Nel corso degli ultimi due decenni, il fenomeno del disgelo sta modificando le abitudini di questi animali che si avvicinano sempre più alle aree popolate dall’uomo, un pò come accade per l’orso polare, il cui areale dei ghiacci restringe ogni anno di qualche km.
Un recente studio, pubblicato da una delle più importanti riviste scientifiche di ornitologia, Ibis, ha posto nuovi limiti alle capacità dei gufi delle nevi.
Il team canadese condotto da Gary Bortolotti, ha studiato le popolazioni artiche di gufo delle nevi cercando di avviare la migliore e più completa comprensione dell’evoluzione dei segnali animali in questa specie. Esistono infatti alcuni dispostivi visivi che accentuano le capacità di adattamento della specie tra i ghiacci.
E’ stata svolta una ricerca che aveva come priorità la verifica del piumaggio bianco come un segnale sociale e, in caso affermativo, come colorazione quali fossero gli adattamenti comportamentali per migliorare l'efficacia del segnale.
Per avere una buona efficacia lo studio ha evidenziato 3 predizioni, secondo una teoria che prevede:
- le proprietà del colore bianco o screziato del piumaggio dovrebbero variare in tutto il corpo e nello studio si intendeva valutare, se alcune parti più chiare fossero coinvolte in questo sistema di segnali visivi.
- i display specifici (ovvero i comportamenti della specie) che richiedono attenzione o migliorando il rilevamento o vistosità di conspecifici dovrebbero essere evidenti;
- posizione dei segnalatori deve essere tale che l'efficacia del segnale è ottimizzato. sono stati supportati tutti i tre predizioni.
Le aree più chiare del piumaggio (in particolare il viso, collo e seno superiore) sono quasi immacolati e bianchi e risultano molto efficaci in ambienti aperti, nelle lande desolate con distese di neve e ghiaccio.
Gli uccelli osservati e studiati hanno mostrato una curiosa predisposizione. Si tratta di una postura specifica con la quale tendono a orientare verso il sole, preferibilmente nelle giornate di sole, le parti più candide del piumaggio per accentuare l'effetto mimetico. Mentre i gufi, specie le femmine con parti screziate, sembrano scegliere con maggior frequenza rispetto ai maschi i posatoi sul terreno ove le rocce o parti senza neve rendano più efficace il loro mimetismo.
Se il piumaggio non é candido, i gufi delle nevi sostano sul terreno ph. Costina |
In sostanza questo interessante studio, evidenzia che i gufi delle nevi sono coscienti della loro capacità mimetica e integrano alla colorazione, il comportamento e la selezione dell'ambiente e dell'habitat per massimizzare l'efficacia dei loro dispositivi visivi.
Insomma se Harry Potter ce li aveva resi simpatici, da oggi i gufi delle nevi ci sembreranno ancor più intelligenti e sapienti nel approfittare delle loro capacità mimetiche. Quale che è certo è che a quelle latitudini estreme, non si abbronzeranno.
La scienza va avanti e il vostro owlstoryteller vi aiuta a scoprire i segreti dei gufi.
Se volete pormi domande, se volete partecipare alle mie attività di ricerca sul campo, se volete fare una tesi di laurea sui gufi non esitate a contattarmi scrivendo qui.
Un gufociao dal vostro owlstoryteller.
Nessun commento:
Posta un commento